la sindrome Matt Murdock

Matt Murdock

Premessa: prima di conoscere l’uomo della mia vita vivevo in un mondo senza supereroi.
Cioè sapevo più o meno chi fossero, ma non mi interessavano.
La dicotomia tra supereroi Marvel e supereroi Dc Comics mi lasciava assai più fredda di quella tra platonici e aristotelici o tra junghiani e freudiani.

Ora che più di tre metri di scaffali della libreria domestica sono occupati da volumi di fumetti, devo dire che qualcosa l’ho imparata anch’io.
Ovviamente sono ancora una neofita, anche se convivo con tutti gli X-Men da più di tre anni. E ovviamente finisce sempre che mi appassionano maggiormente le storie e i personaggi meno ortodossi. Quelli che, per intenderci, fanno sbadigliare il vero estimatore.

Il merito dei miei gusti in fatto di supereroi è anche un po’ dell’uomo che mi ha guidato alla scoperta di questo mondo, che ha capito subito cosa avrebbe più facilmente catturato la mia benevolenza e mi avrebbe quindi impedito di relegare gli amati volumi in un umido scantinato.

Tra tutti i supereroi il mio preferito è decisamente Devil (o Daredevil), al secolo Matt Murdock.
Non che sia l’unico ad avere problemi, farsi paranoie e vivere male la sua identità segreta, ma la sua personalità è quella che capisco meglio e che sento più vicina.

L’idea di un supereroe con un handicap fisico venne nel 1964 al geniale Stan Lee, vero artefice della fortuna della Marvel Comics, che conferì umanità e spessore ai protagonisti dei fumetti, rendendo le loro avventure adatte anche a un pubblico adulto.

Matt Murdock diventa cieco da adolescente a causa di un “isotopo radioattivo” che lo colpisce al volto. La perdita della vista viene però compensata dall’eccezionale acuirsi degli altri sensi che gli permette di leggere un normale giornale toccandolo con le dita, ascoltare conversazioni al di là di un muro insonorizzato, riconoscere le persone dall’odore e dal battito cardiaco e sentire la forma degli oggetti e la loro collocazione nello spazio come farebbe un radar.
Matt cresce a Hell’s Kitchen, un quartiere operaio di Manhattan abitato da immigrati e teatro di scontri tra gang rivali e di attività illegali gestite dalla criminalità organizzata. Suo padre, “Battlin'” Jack, pugile ormai in declino, sogna per lui una vita migliore e lo spinge a studiare e a rifiutare la violenza in ogni sua forma.
Jack Murdock viene però assassinato per essersi rifiutato di perdere un incontro truccato e la mancata condanna dei responsabili spinge Matt alla vendetta.

Così nasce Devil. E nasce anche il conflitto centrale del personaggio di Matt Murdock, di giorno avvocato e di notte “guardiano” di Hell’s Kitchen, impegnato a dare la caccia ai criminali che sfuggono alla giustizia e a rendere più vivibile il quartiere. Devil non è un giustiziere e non uccide, sa che è la legge a regolare la convivenza tra gli esseri umani, chi la infrange opera contro la società e spetta a quest’ultima punirlo. Nessuno può sostituirsi a Dio.

Mantenere un equilibrio (anche psicologico) tra questi due ruoli significa condurre una doppia vita, non rendere pubblica la vera identità di Devil. Matt viene accusato di ipocrisia per questo persino dai suoi amici ma preferisce tenere separate le sue due esistenze, anche per proteggere le persone amate dai criminali che combatte. Benché sia un uomo molto affascinante e abbia successo con le donne, Matt non è mai molto fortunato in amore. Alcune delle più belle saghe delle avventure di Devil raccontano le sue storie tormentate con la bella Karen e con la sensuale ninja Elektra.

Gestire i suoi super sensi è altrettanto difficile per Matt. Ha bisogno di grande capacità di concentrazione e autocontrollo per non diventare preda dei troppi stimoli sensoriali e del contatto fin troppo profondo con le persone. E talvolta lo stress accumulato a causa della sua ipersensibilità ha il sopravvento, rendendolo vulnerabile.
I suoi sensi acuiti possono diventare in alcune circostanze una vera tortura e l’abilità a capire le persone ascoltandone il battito cardiaco non lo salva da incomprensioni, delusioni ed errori di giudizio.

Devil

Devil è un supereroe umile, non ha superpoteri, solo un fisico molto allenato. E’ un eroe di strada, legato a un quartiere più che a una città, che lotta prevalentemente contro un nemico molto reale: la criminalità organizzata, rappresentata dal boss mafioso Kingpin.
Devil non crede mai di essere indispensabile, anzi, si porta sempre dentro un senso di colpa (molto cattolico) per quello che non riesce a fare, per coloro che non ha potuto salvare, per il suo scarso contributo al miglioramento della società. I lutti che si susseguono nel corso della sua vita aumentano la sua rabbia impotente e la sua solitudine malinconica.

Tutti questi aspetti l’hanno reso un personaggio difficile da gestire per la stessa Marvel e negli anni Devil è stato di volta in volta un eroe di serie B o un ispiratore di capolavori.
Il giovane Frank Miller ha legato la sua fama alla rinascita di Devil, accentuando l’atmosfera noir delle storie e omaggiando apertamente il genere hard boiled.
Più di recente Brian Michael Bendis ha seguito le orme di Miller affidandosi al tratto suggestivo di Alex Maleev, perfetto per le atmosfere cupe e per i paesaggi urbani.
Negli ultimi anni ci sono stati imprevedibili sviluppi del personaggio di Devil, passato “al lato oscuro della forza”, e dunque  piuttosto snaturato, nella serie Shadowland.

L’ennesima rinascita però è dietro l’angolo, in seguito alla miniserie Rinato, appena pubblicata in Italia in un unico volume.

E io non vedo l’ora di ritrovare il mio supereroe preferito, anche perché, ormai è chiaro, soffro della sindrome Matt Murdock: insidiosa ipersensibilità, perenne inadeguatezza e  sensi di colpa sempre in agguato.

Le mie storie preferite:

D. Mazzucchelli – F. Miller, Devil Rinascita, Panini Comics, 32.90 euro
K. Smith – J. Quesada, Devil Diavolo custode, Panini Comics, 13 euro
B. M. Bendis – A. Maleev, Devil La Cupola & Scoperto, Panini Comics, 18 euro