illusione d’amore

La nuda e semplice verità è che quando amai Estella con l’amore di un uomo, l’amai semplicemente perché la trovavo irresistibile. Sia detto una volta per tutte: sapevo, con mio grande dolore, molto spesso, se non sempre, che l’amavo a dispetto della ragione, a dispetto di ogni promessa, a dispetto della mia pace, a dispetto della speranza, a dispetto della felicità, a dispetto di ogni possibile scoraggiamento. Una volta per tutte: non l’amavo di meno perché lo sapevo, e il fatto che lo sapessi non valeva a frenarmi, più che se l’avessi creduta la perfezione umana.

Grandi speranze, o meglio Great expectations, è uno dei capolavori di Charles Dickens, talmente ricco e complesso da scoraggiare la stesura di un post qualsiasi. Per questo mi limito a commentare la riflessione del protagonista Pip su ciò che prova per Estella, sentimento fondamentale per lo svolgimento del romanzo, che mi ha toccato e interrogato molto. Può l’amore per un’altra persona sopravvivere alla perdita della speranza, della pace e della felicità?

Miss Havisham dice a Estella di spezzare il cuore a Pip

Estella non riesce ad amare nessuno. Quando era una bambina è stata adottata da Miss Havisham, una donna ricca dal cuore spezzato, che l’ha cresciuta per farne il suo strumento di vendetta nei confronti degli uomini. Estella è bella e incapace di provare sentimenti di affetto, compassione e amore verso chiunque, compresa la stessa Miss Havisham.

Pip si innamora di Estella da bambino, quando la incontra per la prima volta. L’alterigia sprezzante della ragazzina che lo deride perché è povero e perché nei suoi modi e nel suo abbigliamento porta le stimmate della sua classe sociale ferisce e sconvolge Pip. La scoperta di un mondo elegante e superiore corrompe la sua anima e guardandosi con gli occhi di Estella non può che disprezzare se stesso e le proprie origini.

L’inaspettata notizia che un misterioso benefattore intende far educare Pip da gentiluomo, per poi farlo entrare in possesso di una fortuna, accende nel ragazzo la speranza di poter aspirare alla mano di Estella.
Ma la vita si rivelerà per Pip molto diversa dalle sue aspirazioni.

Ci sono diverse teorie sul significato dell’amore di Pip per Estella, che vanno ovviamente al di là del puro amore romantico.
Due in particolare mi convincono più di altre.

C’è chi vede il desiderio di Pip per Estella come l’altra faccia del senso di inadeguatezza provato da Pip. L’orgoglio, la freddezza e la padronanza di sé di Estella la rendono perfetta agli occhi di Pip e gli ricordano sempre le sue mancanze. E il desiderio si nutre di mancanze.

C’è chi ritiene invece che Estella sia una sorta di doppio di Pip, un personaggio speculare che serve a Dickens per mostrare da un’altra prospettiva lo stesso tipo di percorso di crescita, ovvero la scoperta – dolorosa e non facile – che nella vita i sentimenti sono più importanti delle grandi speranze di riuscita e di ascesa sociale.
In questo senso il cambiamento del finale del romanzo da parte di Dickens assume un significato ben diverso dal voler regalare ai lettori un happy end. Pip ed Estella si ritrovano perché hanno compiuto il loro processo di maturazione e sono usciti entrambi dal loro arrogante egoismo.

Tornando alla domanda iniziale mi sembra di poter concludere che questo amore senza speranza, che Pip conserva anche quando Estella gli dice che sposerà un altro – e che in quella circostanza esplode con una bellissima dichiarazione (Tu sei parte della mia esistenza, parte di me. Sei in ogni riga che ho mai letto […], in ogni paesaggio che ho visto […]. Sei l’incarnazione di ogni piacevole fantasia..), altro non sia che un’ autoillusione. Un sentimento romantico, definito dallo stesso Pip “un’estasi di infelicità”, che nasconde davvero una mancanza, che non è soltanto il desiderio che tutti proviamo di essere amati, ma quello più straziante di essere amati come abbiamo sognato.

C. Dickens, Grandi speranze, Newton Compton, 384 p., ebook 1.49 euro